A distanza di 6 anni dal precedente album “Singularity” esce finalmente sul finire del 2021 “Boavista”, il nuovo album di Stephan Bodzin. Un progetto ambizioso uscito su quadruplo vinile e in tutte le altre forme liquide destinate alle piattaforme di ascolto.
Ogni traccia che compone l’album è un viaggio vero e proprio che va a legare stili e periodi vari della propria carriera. Dagli irresistibili singoli degli esordi più o meno risalenti al periodo 2005-07 fino al vasto anche se brevissimo progetto Rekorder con Oliver Huntemann (10 EP usciti tra il 2006 e il 2008) Stephan Bodzin è riuscito in tutti questi anni a creare un sound tutto suo.
Suono che oggi fa scuola fino a dettare un nuovo standard realizzativo per chiunque intendesse approcciare su un certo modo di intendere la Progressive-Techno di qualità, ovviamente di stampo nord europeo. Tipico il suo il timbro di fabbrica del riuscire a far gorgheggiare i synth che si inviluppano su cassa dritta. È facilmente intuibile dalle sue melodie la formazione neoclassica accompagnata da un background solido e strutturato che va dai Kraftwerk ai corrieri cosmici del Krautrock, fino alla migliore propulsione Techno degli anni ’90.
Musica con un pathos che si presta ottimamente anche al viaggio mentale, oltre che per il dancefloor. Molto azzeccati e intensi pure i momenti più d’ambiente delle ultime tre tracce beatless.
Unica pecca, la scelta di una vocalist mediocre che compare fugacemente in un paio di tracce. Da parte di Bodzin lo interpretiamo come un segno di volontà a sperimentarsi in un eventuale approdo nel Pop. Esperimento su cui riscontriamo ancora ampi margini di migliorabilità.
Per il resto Boavista è un ottimo album che non delude le aspettative.
(H501L, voto: 7½)